ORA BASTA!
DYSTONIC COMEDY
Drammaturgia originale e regia: David Spagnesi
Disegno luci e audio: Alessandro Ricci
Costumi: Lisa Mazzoni
Scenografie: AmniO Teatro
Grafica: Silvia Tosetti
Con Con Marco Licheri, Maudi Scarola, Elena Danti, Francesca Danti, Francesca Tesi, Marco Mondani.
Che regalo fare quando è davvero un regalo quello che vuoi fare? Quale sarà il regalo che un bimbo appena nato potrà portarsi dietro tutta la vita? Quello che non invecchia, non si rovina, non perde valore con il passare del tempo: parole. Ma quali parole? Cosa sono diventate le nostre parole? Oggetti di un gran circo ridicolo, grottesco.
Sputtanate, violentate, sporcate, le parole schizzeranno sulla scena tutti i significati bastardi e comici di quest’Italia senza vergogna e senza ribellione. A quel bambino rimarranno, dopo tanto ridere con l’acido sulla lingua, “canzoni dei vecchi che cantano solo i vecchi” a raccontare cosa è stato questo popolo prima che lui nascesse. E la “Ballata di Santa Libertà” a raccontare cosa sarà questo popolo appena deciderà di non farsi più insultare.
Musica suonata dal vivo durante lo spettacolo:
“Donna” testo e musica di M. Ferretti;
“Battan l’otto” canzone della tradizione popolare anarchica
“Cade l’uliva” canzone della tradizione popolare toscana
“La storia del 107” canzone della tradizione popolare anarchica
“La Ballata di Santa Libertà” testo di D. Spagnesi, musica di M. Licheri
I numeri: i dati citati nello spettacolo sono tratti da Ministero della Giustizia “rapporto sulla giustizia in Italia 2010”, Istat rapporti 2008-2010.
Durata: 80 min. circa
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Riflessione sulla vita alla 25ma edizione del Festival di Radicondoli
Recensione a cura di Mario Ruotolo
“Si fa si!”. E’ questo il riuscito titolo della 25ma edizione del Festival di Radicondoli, che, anche quest’anno, a fronte della endemica crisi generale, continua ad offrire un programma ampio e diversificato, accomunato dalla volontà di “esserci”, con la leggerezza delle note musicali, con scelte importanti ed innovative.
Fra le novità del festival spicca, fra gli altri, il bel testo di David Spagnesi, dal titolo Ora basta! Dystonic Comedy.
Nascere, morire nel ciclo infinito del tempo; nascere e morire come azioni che una quotidianità frenetica e rumorosa svuota di senso. Quale significato attribuire al ricordo di una vita che ci lascia? Quale saggezza raccogliere e trattenere dal passato? Quale dono augurale fare a una vita che nasce? Sono questi gli interrogativi che costruiscono un testo come Ora basta!, leggero e ironico pur nei suoi contenuti seri e perfino drammatici.
Silvia deve fare un regalo per un bambino appena nato, un regalo in grado di trasmettere simbolicamente un messaggio che duri nel tempo; un regalo in grado di comunicare un senso, che non può essere affidato agli oggetti che nel rutilante mondo dei consumi si possono trovare. Ecco allora che pensa alle parole, a quelle otto parole che rappresentano i suoi valori e che vuole trasmettere a una nuova vita: Persone, Repubblica, Diritti, Lavoro, Cultura, Pace, Amore, Libertà. Comincia così un viaggio multimediale attraverso l’Italia del passato e del presente, fatto di canzoni, di immagini, di frame, di emozioni, incertezze, aspirazioni, riflessioni.
In uno scenario contemporaneo nel quale l’iperconsumo ubriaca nelle scelte, in cui le cattedrali dello shopping – specchio di una cultura sempre più cheap, affamata di outlet e di oggetti a buon mercato – offrono il loro spettacolo di apparente gratificazione esistenziale, il dono delle parole prelude a una ecologia della vita, che, nel suo valore di un commercio impossibile, libera risorse ed energie inedite. Le parole si stagliano nell’inflazione segnica delle immagini pubblicitarie ed evocano mondi possibili e dimensioni di un nuovo “dover essere” dell’Italia e dell’umanità tutta. Sono quelle parole il testamento di un universo alla deriva, di una economia fallita, di esistenze incerte e depresse. Il testamento di un passato che ripensa e riflette su un sistema che ha generato un cortocircuito della coscienza da cui è necessario liberarsi , dire “ora basta!”. Basta ai rifiuti che un ispirato operatore ecologico si sforza di rimuovere, tra un ricordo e un altro, un’evocazione beffarda di un tempo andato, alla ricerca di un nuovo che sappia dare senso alle parole, tradurle in azioni, renderle attuali.
Il testo si costruisce attraverso quadri paralleli e sovrapposti, con uno stile felicemente cinematografico, resi armoniosi grazie a una regia attenta e partecipata e a una compagni affiatata e di valida qualità scenica. E’ quello di Amnio un teatro della “responsabilità sociale”, concetto oggi di moda, che dovrebbe, tuttavia, ridare slancio e vigore all’arte scenica, troppo spesso soffocata da logiche di un marketing obsoleto e inaccettabile. E il taglio registico è effettivamente “ecologico”, dando valore a un progetto che comunica a una trasversalità di pubblici, a tratti godibilmente didascalico e semplice, che sa mescolare con generosità musica, recitazione, danza, cinema, in una dimensione sinestesica nella quale il passato si riverbera sul presente dando anima e spessore critico alla contemporaneità.”
Mario Ruotolo